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Orari
martedì 22 ottobre 2024, ore 21:00
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Dettagli
Durata: 120 minuti Genere: Biografico (Danimarca, Svezia, Norvegia, Germania), 2023.
Tutte le proiezioni iniziano alle 21.00 con una breve presentazione dei film; al termine, dibattito curato da Flavio Acquati del Centro Studi Cinematografico di Milano e Matteo Mazza docente e critico cinematografico.
Regia
Cast
1775. Il capitano Ludvig von Kahlen, dopo aver combattuto per molti anni nell'esercito, una volta in congedo dopo la fine della guerra, decide di realizzare un progetto che sembra una pura e semplice utopia. L'idea è quella di rendere coltivabile la brulla ed arida brughiera che copre una vasta area del Paese. Gli viene concessa la possibilità solo perché non chiede finanziamenti immediati ma solo un titolo nobiliare e dei diritti di proprietà qualora l'impresa avesse buon esito. Non sa che ad attenderlo c'è un nobile latifondista privo di qualsiasi senso morale che si ritiene, senza averne alcun diritto,
proprietario del terreno.
Nikolaj Arcel, dopo ''Royal Affair'' torna ad affrontare un episodio della storia danese.
Il capitano Ludvig von Kahlen non è il frutto della fantasia della scrittrice Ida Jessen ma è realmente esistito ed ha tentato, con grande impegno e contro ogni circostanza avversa, di rendere fertile la brughiera in nome di un re, Frederik V, che non aveva mai incontrato ed avendo la stragrande maggioranza dei componenti dei consiglieri di corte scettici quando non direttamente avversi al progetto.
Arcel imposta la narrazione seguendo la traccia, a volte in modo un po' troppo pedissequo, di un glorioso genere cinematografico: il western. Abbiamo la terra da conquistare e bonificare, abbiamo i coloni più o meno recalcitranti, abbiamo la donna forte pronta ad affrontare le avversità e, soprattutto, abbiamo l'eroe e abbiamo il cattivo. Quest'ultimo è un perfido perverso e crudele da far invidia agli spaghetti western, capace di far seguire ad un'efferatezza un'altra ancor più sadica e distruttiva. In
nome di un preteso diritto sostenuto da una sostanziale stupidità.
Contro di lui ovviamente abbiamo l'eroe che però, nella concezione del regista non rappresenta l'utopista pronto a sfidare chiunque pur di tentare l'impossibile. Arcel lo vede piuttosto come colui che è praticamente posseduto da un'unica idea che gli fa perdere di vista la complessità di una vita che può essere pienamente vissuta solo se se ne colgono i molteplici aspetti, talvolta anche caotici, ma degni di attenzione e partecipazione emotiva.
Per delineare un personaggio simile era necessario, se non addirittura indispensabile, un attore che desse concretezza a questa condizione psicologica e caratteriale. Un attore cioè che incarnasse quel titolo originale 'Bastarden' che può essere letto in vari modi (dimenticando il più che banale titolo per la distribuzione internazionale "The Promised Land").
È grazie a Mads Mikkelsen che il film può superare il limite dato dalla struttura narrativa di cui sopra e provare a cercare una sua originalità. Il suo volto intagliato nella pietra e il suo sguardo danno a Kahlen la giusta frenesia di chi è posseduto dal demone del 'fare', del portare a compimento, del raggiungere l'obiettivo prefissato, dell'elevarsi socialmente grazie al proprio calarsi nella natura per riemergerne come nuovo.
Sa anche però far intuire che, sotto quella scorza di durezza monomaniacale, c'è un essere umano che ha seppellito nel profondo emozioni che non ha completamente nullificato. La presenza della piccola nomade che si inserisce nella sua vita, favorisce l'emergere di questo aspetto del personaggio.